RITORNO AL FURAT – ROMA

Continua ad incantare e sorprendere il Professor Salvatore Ceccarelli : a Roma , il 29 marzo 2025, nelle accoglienti sale del Centro Anziani Tiburtino “San Lorenzo” si è svolto l’evento “Ritorno al Furat”,, incontro /dibattito nel quale il Prof rapisce e colpisce l’attenzione di un pubblico appassionato e variegato, per oltre 4 ore, tra racconti, aneddoti e profonde analisi, senza paura di affrontare tematiche complesse, dalla genetica alla ricerca e coltivazioni in campo.

L’evento, mirabilmente organizzato dall’associazione Madre Talea , alla fine risulta un viaggio nel mondo dell’Agro Biodiversità (“intorno, sotto e dentro di noi”), ma soprattutto il Prof conduce tutti per mano in un giro del mondo tra Siria, Uganda, Iran, Giordania, Etiopia, Eritrea e tanto altro, ma non in una lezione geografica generica ma in un racconto di incontri, sorrisi, lavori, culture, lingue, usi, pietanze, coltivazioni e tradizioni da accogliere e condividere. Già, perché la sua decennale esperienza e quella della Dott.ssa Stefania Grando, sua moglie, diventano volti da raccontare , occhi curiosi e lavoro di ricerca nei campi. Dal momento in cui, a partire da Aleppo in Siria, cominciarono a condividere con le contadine e contadini locali l’idea di costruire insieme popolazioni evolutive di grano e non solo, coinvolgendoli in prima persona, fu subito evidente come “esporre alla Biodiversità, crea entusiasmo”; alcune contadine e contadini sembravano non trovare una traduzione nella propria lingua relativamente alla domanda se fossero interessati a coltivare contemporaneamente diversi tipi di orzo , abituati invece ad una sola varietà: il loro entusiasmo nella coltivazione delle “popolazioni” fu clamorosamente un successo, non solo per esser coinvolte e coinvolti nel processo decisionale della selezione delle sementi, ma per constatare quanto la diversità delle piante si abbinasse a bellezza e produttività. Fu così che nacque il “Furat”, una popolazione composta da circa 2000 varietà di frumento, che, come l’Eufrate, da cui prende il nome, è diventato sorgente di un percorso lungo e fruttuoso, arrivata anche a noi e che molte realtà continuano a portare avanti nei nostri campi.

Il cosiddetto “occidente”, così ben istruito, nel mercato finanziario, a “differenziare” i portafogli azionari per evitare rischi economici, sembra invece aver ancora tante difficoltà a comprendere ed applicare lo stesso concetto nei campi, dove i dati scientifici dimostrano quanto la Biodiversità in senso generale e la creazione di popolazioni, aiutino a limitare, confondere e contenere danni da agenti esterni che siano funghi o batteri, insetti o eventi climatici avversi .

Eppure tale concetto di Biodiversità, è sembrato ben chiaro a molti dei partecipanti all’incontro, tra giovani o più esperti coltivatori, produttori, distributori e ristoratori che sanno di rappresentare un movimento che forse fatica ad emergere a livello mediatico ma che silenzioso combatte ostinatamente ogni giorno, per portare, sui mercati e sulle tavole, salute, bontà, tradizioni, eticità e sostenibilità. Ma anche i semplici “cittadini” presenti ben han compreso quanto le proprie scelte quotidiane, come fare la spesa, siano a tutti gli effetti atti agricoli, politici, sociali ed economici . La pervicace insistenza di diverse realtà nell’utilizzo di chimica nei campi, cercando con essa di correggere la diversità (portando all’omologazione), sembrerebbe addirittura cozzare anche con i principi della nostra Costituzione , negli articoli 9 e 41, modificati nel 2022 sancendo che la Repubblica “..Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni…”. Punto di forza dunque di questo processo è l’evoluzione delle nostre piante in ambito agro ecologico, processo naturale , complesso e delicato che noi possiamo e dobbiamo sostenere e coltivare nei nostri campi; la conclusione della conferenza dunque non ha potuto che portare a parlare dei nuovi Ogm, la cui definizione ( “evoluzione assistita”) sembra un ossimoro, i cui sostenitori continuano ad ignorare l’esperienza delle popolazioni evolutive e della Biodiversità in generale che dimostra come ogni intervento aggressivo esterno (sia esso “chirurgico o meno” ) comporti una reazione naturale, che rafforza, più che debellare, istinti difensivi del suolo (funghi, batteri ecc.) e delle piante ed animali (insetti e non solo), i quali , evolvendosi parimenti, comportano solo a continui necessari ulteriori interventi (l’esperienza del glifosato parrebbe insegnare).

Semi, grano , farine, Biodiversità, pani, colture e culture, parole che suonano familiari in questo locale seminterrato, mentre fuori la “movida” del quartiere di San Lorenzo sembra colpevolmente ignara a tutto ciò. In tutti i partecipanti un enorme senso di riconoscenza a questo Professore instancabile. Questi incontri sono occasioni che grandi metropoli e piccole realtà rurali non dovrebbero farsi sfuggire, l’invito dunque è porre l’attenzione a questi eventi, partecipando ed ascoltando, quanto purtroppo sembra così difficile ascoltare nei grandi spazi mediatici.

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